L’ansia ha varie le manifestazioni cliniche e comportamenti disfunzionali per il benessere psicologico che condividono uno stato di inquetudine eccessivo, tale da necessitare una cura.
L’ansia e la paura non si escludono, bensì si integrano restando distinte l’una dall’altra. L’ansia è riferita alla tensione muscolare, all’essere vigile e alla preparazione ad affrontare la situazione avversa. Mentre la paura si associa ai pensieri concernenti il pericolo e ai comportamenti di evitamento.
In altre parole, la prima risponde ad un aspetto fisiologico, la seconda rivela gli elementi cognitivi, comprese le immagini e i “film mentali”, e le reazioni comportamentali di fronte ad una minaccia percepita.
Ciò che contraddistingue un disturbo d’ansia da una reazione adattiva allo stress è la persistenza dei sintomi che continuano a durare nel tempo. Nonché la reazione eccessiva che spesso sottintende una difficoltà a regolare certe emozioni, sia per difetto che per eccesso.
Può cogliere chiunque
Contrariamente agli stereotipi, l’ansia non coglie esclusivamente i soggetti comunemente definiti “emotivi” o “caldi”, che si spaventano sovente. Amplificano la natura dei vari pericoli (le malattie, la guida, girare per la strada, essere giudicati negativamente o restare soli, per esempio). Ma anche le persone che appaiono controllate, “fredde”, in grado di gestire le emergenze e le situazioni più difficili, i “solitari” che contano spesso sulle proprie forze, anziché affidarsi agli altri.
Un attacco di panico, ad esempio, può essere il medesimo per varie persone, ma nascondere differenti modi di affrontare le difficoltà. Per questo motivo gestire l’ansia vuol dire prima di tutto esplorare il proprio modo di reagire di fronte ad uno o più cambiamenti nelle relazioni e nelle circostanze, cambiamenti che sono rilevanti per il funzionamento psicologico.
Evitare anziché affrontare
In un disturbo d’ansia è frequente evitare la situazione o l’oggetto temuto. Chi sperimenta un’agorafobia, ad esempio, teme di allontanarsi da casa per paura di svenire, di crollare per terra e farsi male, di perdere il controllo, di fare una pessima figura di fronte ai passanti. O di incontrare qualche conoscente, amico, parente che possa deriderli e andare a spifferare in giro l’accaduto. Oppure addirittura riprenderli con il cellulare e pubblicare il tutto sui social.
Di conseguenza accantonerà i luoghi affollati per paura di restare intrappolato in una situazione sgradevole e di essere colto improvvisamente da un attacco di panico. Il che renderebbe impossibile o difficoltosa la fuga.
Il bambino con un disturbo d’ansia da separazione sentirà l’ansia prima di andare a scuola, nella permanenza in classe, eviterà spesso le lezioni per restare a casa.
O ancora un adolescente con disturbo d’ansia sociale (o fobia sociale) eviterà di sentire o parlare con certe persone per paura di essere giudicato. Più si evita la situazione temuta (ad esempio evitare di andare al supermercato, al lavoro, a fare una passeggiata) più si perdono le capacità di gestire una situazione difficile efficacemente, imparando a trovare soluzioni illusorie che non risolvono il problema e rischiano di solidificarlo.
Contenuti salienti
Sotto un disturbo d’ansia può esserci la paura di contrarre una malattia (ipocondria), di essere contagiati e di contagiare. Di essere abbandonati da un partner che vive in un’altra abitazione e di restare soli, di perdere il lavoro e di sentirsi inutili. O di essere bocciati o di finire l’anno con votazioni inferiori rispetto alle aspettative con conseguenti sensazioni di vergogna e inadeguatezza
Ognuno, quindi, reagisce alle difficoltà con determinate strategie che ad un certo punto non sortiscono gli stessi effetti. L’assetto psichico ha subito troppe perturbazioni da riassestarsi con i soliti modi di gestire una criticità. Per questo la psicoterapia aiuta ad ampliare i vari modi di affrontare l’ansia, i punti di vista sul problema che consentono di trattarlo nelle sue dimensioni reali, con una regolazione emotiva più bilanciata
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