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Mindfulness, Meditazione e Ipnosi Ericksoniana

Da tale vuoto assoluto… sboccia meravigliosamente l’azione.

(Dal libro “Lo zen e il tiro con l’arco”)

Le pratiche della meditazione e dell’ipnosi costituiscono un’affascinante quanto significativo terreno d’incontro,sia in termini psicoterapeutici che evolutivi, tra psicologia, neuroscienze e filosofia.
La meditazione e l’ipnosi appaiono materie del tutto diverse e indipendenti per storia, cultura di appartenenza, definizioni e utilizzo, ma sono in realtà più intimamente connesse di quanto non si possa immaginare.
La meditazione e le tradizioni contemplative hanno da secoli affinato pratiche utili a pacificare la mente, rilassare il sistema psicocorporeo e coltivare qualità transpersonali e realizzare livelli sempre più evoluti di integrazione tra compassione e saggezza.
Il tratto comune è quello di facilitare il processo di emersione di modalità di pensiero e di elaborazione che non sono razionali e che appartengono in diversa misura al mondo inconscio e quindi a quella saggezza interiore che viene enfatizzata nell’approccio ipnotico ericksoniano.
L’ipnosi e l’autoipnosi possono diventare potenti alleati per sostenere la meditazione,possono aiutarci a sviluppare la capacità di osservare tutto ciò che accade rimanendo al centro di noi stessi,conservando la nostra pace interiore.L’autoipnosi può mettersi al servizio della meditazione e sostenere il viaggio verso il nostro centro tutto quello che ci porta via da noi stessi,dalla nostra verità,si può definire come ipnosi negativa,tutto ciò che ci riporta a noi stessi,verso il centro della nostra interiorità,meditazione.Soltanto quando siamo veramente nel momento presente possiamo uscire dalla trance,nel presente il ruolo della mente si riduce a quello di semplice servitore e la consapevolezza può guidarci.

Tart(1975)ci mostra come la meditazione può essere considerata alla stregua di una tecnica di induzione:la maggior parte delle tecniche di meditazione implica nella prima fase che il soggetto sia seduto in una posizione confortevole,la testa .il collo e la colonna vertebrale diritti;per mantenersi in questa posizione è necessario un minimo sforzo muscolare:come nell’induzione dell’ipnosi e nella preparazione al sonno questa posizione confortevole consente il rallentamento dell’attività cinestesica,ma in opposizione al sonno la quantità minima di sforzo muscolare impedisce ai meditanti di addormentarsi.
Dal 1986 pratico ed impiego la meditazione, oggi diffusa come Mindfulness, i cui strumenti e metodi di origine antica trovano oggi conferma nelle scoperte delle neuroscienze e della neurofisiologia, offrendo alle persone in difficoltà un efficace supporto atto a sviluppare la consapevolezza e ristabilire l’equilibrio esistenziale, verso un recupero delle proprie risorse ed un maggior benessere.
Quando, verso la metà degli anni ’80, iniziavo la pratica della meditazione sotto la guida di un maestro tibetano – il Lama Ghesce Ciampa Ghiatso presso Istituto Lama Tzong Khapa a Pomaia, era ancora lontana l’ipotesi di una relazione tra questo e le forme di psicoterapia abituali in occidente.
Questo è stato senz’altro il primo seme che mi ha indirizzata ad osservare la mia stessa pratica di meditazione con uno sguardo aperto alle connessioni con la mia attività professionale di psicoterapia.
Ho potuto approfondire questa pratica nel corso degli anni successivi, partecipando a numerosi ritiri presso l’Istituto Lama Lama Tzong Khapa a Pomaia.
Secondo le parole riportate nel Canone Buddhista: «Chi prima viveva immerso nella distrazione e poi si fa attento, costui illumina questo mondo, come luna liberata dalle nubi» (Dhammapada, 172).
Alcuni viaggi in Giappone culla dell’antica tradizione del Buddismo zen, mi hanno permesso di sperimentare la meditazione zazen in maniera intensiva,ricevendo insegnamenti da qualificati maestri della tradizione Rinzai school a Kamakura e presso diversi centri di meditazione.
Nel corso dei secoli sono state sviluppate numerose tecniche e pratiche di meditazione, alcune anche molto differenti tra loro (per esempio, quelle che richiedono che la persona stia immobile e quelle che, invece, impongono di camminare).
Queste tecniche si concentrano su attività ed elementi come la regolazione del respiro, l’assunzione di particolari posture corporee, la ripetizione di suoni/parole, ecc. Di seguito alcune tra le tecniche più diffuse.
Meditazione buddista. Si tratta di una macro-categoria nella quale rientrano tutte le pratiche di meditazione che si rifanno al buddismo cinese.

Le più conosciute sono:

  • meditazione zen, chiamata anche zazen. Viene praticata seduti a gambe incrociate e può essere sviluppata in due modi: concentrandosi sul proprio respiro (quindi sulla respirazione attraverso il naso) oppure guardando tutto ciò che passa per la mente o si ha intorno, ma senza soffermarsi su nulla di preciso (Shikantaza);
  •  meditazione vipassana, detta anche meditazione consapevole. Con questa tecnica si parte con una fase di concentrazione sul proprio respiro per poi arrivare a “sentire” tutte le altre sensazioni interne al proprio corpo (suoni, emozioni, ecc.);
  • meditazione mindfulness, un adattamento delle pratiche buddiste tradizionali che consiste nel concentrasi sul momento presente puntando l’attenzione verso i propri pensieri, emozioni, sensazioni che sorgono in quell’istante ma senza “giudicarli”. Il primo psicologo che ha applicato i metodi della meditazione buddhista alla psicoterapia creando la strategia di Mindfulness è stato Jon Kabat-Zinn
  • La Mindfulness prevede l’apprendimento, il consolidamento e l’integrazione di un’ampia gamma di abilità di autoregolazione basate sulla consapevolezza, attraverso lo sviluppo e il raffinamento di specifiche risorse interne attraverso la pratica quotidiana che porta beneficio a livello mentale e fisico.
  •  Nel contesto della Psicoterapia, fin dall’inizio ho utilizzato tecniche di rilassamento e immaginative in senso funzionale, come strumento terapeutico nei disturbi d’ansia ma in breve tempo, con l’esperienza crescente delle possibilità positive derivanti dalla risposta di rilassamento, mi sono trovata ad inserire la tecnica di rilassamento in più del novanta per cento dei casi: è infatti evidente l’importanza di uno stato fisiologico e mentale rilassato come strumento facilitante la psicoterapia in rapporto ad ogni tipo di problematica
  • E qui si è evidenziato per me un primo nesso possibile tra la pratica della meditazione di calma presenza mentale e la psicoterapia. Questo avviene attraverso un particolare tipo di concentrazione, definito concentrazione passiva: la persona impara a non agire, ma a restare semplicemente nell’osservazione del proprio corpo e delle sue modificazioni.
  • Questo è soltanto un primo punto di contatto tra metodiche orientali e occidentali, ma una tale affinità tecnica ci indica un fattore molto importante per la salute psicofisica: l’attenzione ben presente e lucida, nel contesto di un atteggiamento mentale non interventista, non attivato, di semplice osservatore
  • Un’immagine tradizionale che si incontra negli insegnamenti del buddismo tibetano è la seguente: quando in un contenitore l’acqua è agitata, essa è torbida e non permette di vedere il fondo; quando l’agitazione dell’acqua si ferma riusciamo invece a vedere cosa c’è sul fondo del contenitore.
  • La metafora parla della nostra mente: se è troppo agitata da una girandola di eventi mentali non riusciamo a cogliere nulla di ciò che è nel profondo di essa; se riusciamo a calmarla, invece potremo incontrarla nella sua autenticità, riusciremo letteralmente a vedere in essa.
    Questo secondo livello di pratica meditativa è definito visione profonda (vipassana in sanscrito, lhagthong in tibetano): in essa l’osservazione degli eventi mentali, condotta come osservatori non giudicanti, piano piano libera la mente dalla sofferenza che sorge dalle emozioni e dal rifiuto che spesso si opera verso quei pensieri o stati emotivi stessi.
    Finché si lotta e si rifiuta la sofferenza che è in noi stessi essa diventa sempre più forte e si manifesta in mille modi.
  • Osservando i movimenti di pensieri ed emozioni senza giudicarli, si arriva ad un profondo rilassamento mentale che diventa una solida base a cui appoggiarsi per percorrere il cammino terapeutico.

Analisi Bioenergetica:

Mindfulness, Meditazione e Ipnosi Ericksoniana

T.R.E.®