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“La perfezione Zen consiste nel vivere la propria vita quotidiana in maniera naturale e spontanea. Quando fu chiesto a Po-chang di definire lo Zen, egli disse: «Quando ho fame mangio, quando sono stanco dormo». Sebbene questa affermazione suoni semplice e ovvia, come tante altre dello Zen, si tratta in effetti di un compito veramente difficile. Riacquistare la spontaneità della nostra natura originaria richiede un lungo esercizio e costituisce una grande conquista spirituale”
Fritjof Capra, Il Tao della fisica, 1975

 

“Lo zen è uno stato mentale ecologico. È coscienza dell’interconnessione che porta a un’etica basata sul principio di non fare del male. Vivere in armonia sgorga naturalmente dall’avere un senso del nostro posto nel più grande ordine delle cose. La terapia consiste nel ristabilire tale senso mediante la pratica della compassione, dell’amore e della comprensione e il contatto con ciò che è naturale. Il nostro malessere di persone civilizzate proviene in grande misura dalla nostra capacità di allontanarci dalla natura e l’uno dall’altro. Una vera terapia deve avere una visione non solo del singolo individuo, ma anche di come l’intero pianeta debba essere sanato”.
David Brazier, Terapia zen, 1997

 

Esiste in ognuno di noi un nucleo profondo nel quale scorre l’energia vitale e risiedono gioia, libertà e quiete. È uno spazio incontaminato dell’essere dove la purezza del cuore e l’innocenza ci fanno amare veramente noi stessi e gli altri così come sono. L’universo interiore è più vasto di quello esteriore e quando sperimentiamo nuovamente il contatto con l’Essenza alla vita viene ad aggiungersi una dimensione di radiosità e amore che nulla di proveniente dal mondo esterno può donarci. Quasi tutti gli psicologi e gli psicoterapeuti nel loro lavoro non tengono conto dell’Essenza, la parte più profonda e vitale dell’essere umano. E non la prendono in considerazione per un semplice motivo: non ne sospettano l’esistenza.

 

L’atteggiamento compassionevole, nel pensiero buddista, trova espressione predominante nell’insegnamento del Dharma come mezzo per aiutare gli altri a raggiungere la libertà dalle afflizioni. Tale insegnamento non si limita alle istruzioni verbali ma utilizza anche la condotta morale e lo stile di vita meditativo, essi stessi espressione di compassione. Di fronte alle manifestazioni di dukkha (sofferenza), la prima risposta compassionevole buddhista si esprime nel desiderio che gli altri siano liberi dall’afflizione attraverso l’ideale affidamento alle quattro nobili verità. In termini pratici ciò significa percepire le condizioni che hanno portato a dukkha e quelle che conducono fuori da esso.
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