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Ho scoperto il significato di questa parola alcuni anni fa dopo uno dei numerosi ritiri presso il monastero zen Tosho-ji a Tokyo, quando un’amica giapponese mi chiese quale fosse il mio Ikigai. Ne rimasi immediatamente affascinata.

 

Ikigai è un termine giapponese e in quanto tale è molto difficile da “tradurre” in italiano: il giapponese, infatti, è una lingua fatta di idiogrammi con molteplici significati complessi. Uno stesso idiogramma può avere più significati e tradurli nella nostra lingua con un solo vocabolo rischia di penalizzare la filosofia che sta dietro a questo interessante concetto.

 

Ikigai è composto da “iki” (vivere) e “gai” (ragione) e significa “ragione di vita”, “senso della propria esistenza”.

Nella cultura giapponese la parola assume anche toni maggiormente comunitari: si intende quel “qualcosa di cui il mondo ha bisogno”, ovvero ciò che possiamo offrire con la nostra persona per migliorare la qualità di vita dell’altro. Nella cultura occidentale, tuttavia, la visione della comunità è molto diversa da quella giapponese e dunque in questa sede la lasceremo da parte per concentrarci su un’interpretazione maggiormente individuale.

 

Esistono molte teorie filosofiche o psicologiche per supportare le persone nel perseguire un equilibrio nella vita, alcune basate sulla riduzione dello stress e la gestione delle emozioni, altre sull’attuazione dei propri desideri.

La filosofia giapponese Ikigai, invece, mira al benessere attraverso la realizzazione del proprio destino, individuando quel “qualcosa per cui vale la pena vivere”.

 

Quella passione, quel talento, quella spinta interiore per cui sei disposto ad affrontare le prove più difficili e i momenti più bui.
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